Beni culturali
Sono qui rappresentati i più importanti ”gioielli” del territorio fermano. Musei, chiese e borghi medievali. La documentazione è tuttora in corso d’opera. Se conosci beni culturali del fermano da documentare fotograficamente, contattaci. Grazie.
Lapedona
Situato a sud di Fermo, a 264 m.tra i fiumi Ete Vivo e Aso. Il centro storico conserva la sua struttura originaria di “castello fermano” cinto da mura e con due porte d’accesso di cui una sola carrabile. Ricca di chiese e di opere d’arte.
Lapedona, Chiesa di Madonna Manù
Edificata nel X secolo, faceva parte del complesso dei beni che i Benedettini di Montecassino avevano ereditato dalla badessa Ramberga nel 1029, comprendenti tra l’altro il castello di Barbolano e la chiesa di San Biagio.
Lapedona, Chiesa di San Quirico
(XII sec.) Situata nell’omonimo quartiere è una delle chiese romaniche del Fermano. È caratterizzato da un’unica navata, coperta da, coperta con legno a capriate. (originariamente con una grande volta a botte).
Fermo, Palazzo dei Priori
La costruzione risale al 1296; rimaneggiata nel 1446, venne terminata nel 1525.
Due armoniche scale esterne portano ad una loggia, al centro della facciata, al di sopra della quale troneggia una statua in bronzo di Sisto V (vescovo di Fermo dal 1571 al 1577), opera di accursio Baldi detto il Sansovino.
Fermo, Cisterne romane
Una meraviglia dell’ingegneria idraulica romana, antica di 2000 anni: un sito archeologico straordinariamente ben conservato.
Il complesso sotterraneo delle cisterne romane, databile intorno al 40 d.C. in base alla presenza su una parete di un frammento di tegola con il timbro di un costruttore che operava in quegli anni (vedi CLODI AMBROSI). la struttura sotterranea è di circa 2200 metri quadri, ed è composta da trenta camere disposte su tre file parallele, in cui si raccoglieva l’acqua piovana per la distribuzione cittadina..
Fermo, chiesa di San Filippo Neri
La chiesa di San Filippo Neri, oggi auditorium e sala espositiva,
Seconda fondazione filippina nelle Marche, è stata costruita sui resti di una precedente chiesina trecentesca dedicata a Santo Spirito, Consacrata nel 1607, la chiesa che era annessa al convento dei Filippini (oggi Tribunale). Al suo interno erano conservate alcune tra le opere più famose del Barocco fermano: l’Adorazione dei pastori di P.P. Rubens e La Pentecoste di G. Lanfranco (oggi in Pinacoteca Civica).
Fermo, Pinacoteca civica
La pinacoteca di Fermo è situata al secondo piano del palazzo dei Priori, in piazza del Popolo, a Fermo.
Il museo si sviluppa su di un solo piano; le cinque sale prendono il nome dalle opere che vi sono esposte:
sala di storia locale, sala dell’arte gotica, sala del 600, sala del rinascimento, sala Andrea Boscoli.
Fermo, Teatro dell'Aquila
Fu edificato su progetto dell’Architetto Cosimo Morelli a partire dal 1780.
Pregevole è il dipinto del soffitto, opera di Luigi Cochetti, raffigurante i Numi dell’Olimpo, con Giove, Giunone, le tre Grazie e le sei Ore notturne danzanti.
Fermo, Sala del Mappamondo
Cosi chiamata per il mappamondo, di circa due metri di diametro, realizzato dal cartografo Sivestro Amanzio Moroncelli. La sala conserva il fondo più antico della biblioteca composto da circa 16.000 volumi, prevalentemente deXVI secolo, provenienti in gran parte dalle donazioni Romolo Spezioli, medico fermano della Regina Cristina di Svezia.
Fermo, Palazzo Sassatelli
Palazzo Sassatelli, oggi sede della Prefettura di Fermo Già palazzo Nannerini, opera di Pietro Augustoni.
Nel 1810, durante il regime napoleonico, vi alloggiò Eugenio Beauharnais, vicerè d’Italia e arcicancelliere dell’Impero francese (il marchese Francesco Luigi Nannerini era Guardia d’Onore del principe Eugenio). Nel 1827 vi dimorò Girolamo Bonaparte ex re di Westfalia.
Fermo, Palazzo Paccarone, Musei Scientifici
È uno degli edifici di maggior pregio di tutto il patrimonio architettonico della città di Fermo.
• Il Museo Polare “Silvio Zavatti” unico museo in Italia dedicato agli ambienti, ai popoli e alle ricerche polari artiche italiane. Esso nasce nel 1969 a Civitanova Marche per volontà di Zavatti, già fondatore a Forlì nel 1944 dell’Istituto Geografico Polare, di cui è parte integrante.
• Il Museo di Scienze Naturali “Tommaso Salvadori”contiene la collezione ornitologica di Tommaso Salvadori. La raccolta comprende esemplari dell’avifauna marchigiana ed italiana, tra cui specie rarissime come il Falco pescatore, l’Avvoltoio monaco, il Gipeto e il Gufo reale.
Fermo, Torre di Palme
L’abitato di Torre di Palme sorse nel Medio Evo come protezione fortificata dell’antico scalo marittimo della città romana di Palma allo scopo di difenderlo dalle frequenti incursioni dei pirati. La zona costiera tra i fiumi Tesino e Chienti, denominata nelle antiche carte geografiche come “Agro Palmense”, aveva il suo porto nell’antica Palma in Agro Piceno, citata da Plinio il Vecchio per la produzione del pregiato vino Palmense.
Moresco
Il Castello di Moresco, all’interno dell’Associazione de I Borghi più belli d’Italia, sorge sulla sommità di un colle che domina la sottostante valle dell’Aso; nel Medioevo fu roccaforte del Comune di Fermo nella guerra contro Ascoli. La sua posizione strategica è ancora evidente:
Moresco, Torre Eptagonale
(XII secolo) a merlatura ghibellina alta 25 metri, Costruita originariamente come torre di avvistamento e di difesa, ha subito nel corso dei secoli numerose e profonde modifiche strutturali. Al suo interno è stata costruita una moderna scala per salire sulla sua sommità dalla quale godere una stupenda veduta dell’intero paesaggio delle colline, delle valli e dei paesi fermani.
Moresco, Santa Maria dell'Olmo
Nella denominazione della Chiesa, il popolo ha imitato l’ispirazione di artisti della pittura che sovente hanno raffigurato la Vergine sotto una pianta o sopra la medesima.
In questo trivio si trovava un’edicola di stile gotico con affresco rappresentante la Crocifissione.
La devozione dei fedeli, indusse la comunità a racchiudere l’edicola in una piccola Chiesa nella quale venne eretta la Confraternita del Crocifisso.
Ponzano di Fermo, Castello
Nel 1214 Ponzano esisteva già organizzato come Castello di una certa importanza perché proprio in quell’anno il marchese Aldovrandino, figlio di Azzo d’Este, glielo conferma.
I territori di questi Castelli col passar degli anni furono annessi alla Città di Fermo, mentre il Castello di Ponzano conservò sempre territorio e comunità distinti, non tanto perché favorito da un impianto di miglior difesa naturale, quanto perché vivificato da una realtà che gli altri non avevano: la Pieve di S.Maria Mater Domini.
Ponzano di Fermo, Madonna delle Cataste
Col Toponimo “Madonna delle Cataste” si vuole indicare una zona del territorio di Ponzano di Fermo sulla sponda destra del fiume Ete Vivo.
Si tratta di un rudere di forma circolare per ricordare presunte apparizioni della Madonna, che la credulità popolare dice siano avvenute ad un uomo e ad alcune donne che si trovavano al lavoro nei campi, nella primavera del 1921.
Ponzano di Fermo, Chiesa di S.Marco
La presenza della chiesa romanica di S.Maria Matris Domini (oggi detta di S.Marco) ci porta al tempo in cui questa zona era abitata sin dai tempi del tardo Impero Romano. Infatti in questa chiesa si conservano reperti archeologici di quel tempo: un sarcofago, una iscrizione sepolcrale, un capitello corinzio. Essa fu costruita dai monaci dell’abbazia di Farfa che ricevettero questo territorio, durante il dominio longobardo, dal duca Faroaldo di Spoleto. Nel 1059 i monaci donarono questo territorio al Vescovo di Fermo.
Belmonte Piceno Santa Maria in Muris (S. Simone)
L’arco di entrata dell’edificio è prolungato in profondità fino a metà della torre ed è tipico perché è formato con antiche pietre porose. Entrati, si accede al piccolo portico interno sotto metà torre, che fu descritto come rarità rispetto a tutti gli altri edifici romanici, da Giovanni Settimi nella rivista ‘Astro Farfense’. Un’apertura a feritoia nella torre consente l’entrata della luce dalla facciata.
Belmonte Piceno, Museo Archeologico Comunale
La mostra permanente del Museo Archeologico Comunale, inaugurata il 4 ottobre 2015, racconta la tortuosa storia dei reperti della necropoli attraverso documenti storici d’archivio e fotografie d’epoca, accompagnati da un inquadramento scientifico moderno che mette in rilievo le particolarità dei ritrovamenti belmontesi.
Santa Vittoria in Matenano, festa del sole
Casualità o scelta progettuale.
Un evento che si ripete due volte l’anno: maggio ed agosto.
Limiti temporali dal 4 al 6 dei mesi predetti, un evento naturale emozionante quanto estremo: un sole caldissimo, in cui l’Arco Ogivale della Torre dell’Abate Odorisio cinge perfettamente il sole che sulla linea d’orizzonte si trova quasi basso, proprio quando i raggi fungono radenti le traiettorie viarie.
Smerillo, Fessa
La Fessa è un canyon di origine franosa apertosi nel fianco occidentale del Monte Falcone, in corrispondenza del paesino di Smerillo, intorno a 3,5 milioni di anni fa. la particolarità che accomuna l’intero sito è la presenza di fossili in quanto tutta la rupe, compresi i dintorni, erano anticamente il litorale dell’Adriatico. La “spaccatura” è percorribile a piedi attraversandola nello stretto passaggio in cui può transitare una sola persona per volta
Smerillo
È un piccolo borgo arroccato su un crinale roccioso, a 806 metri sul livello del mare, e per la sua posizione panoramica che abbraccia il Gran Sasso, i Monti Sibillini, il Monte Conero e il mare è denominato tetto delle Marche.
Il nome Smerillo deriva da un falco lo “smeriglio” particolarmente abile nella caccia.
Il Cassero venne costruito nel ‘300. Erano distinte due strutture: la prima (l’attuale “rocca”) dove si trovavano le abitazioni dei signori e la seconda dove si trovavano le case del popolo, lungo la strada principale.
Montefalcone Appennino
Il nome deriva dal nidificare dei falchi sulla sommità del monte, che guarda la catena appenninica dei Monti Sibillini, data la collocazione del paese sulla rupe d’arenaria, ad un’altitudine di ben 780 metri sul livello del mare, come monte del falcone.Le prime notizie si trovano in documenti del 705 e del 930 del feudo farfense di Santa Vittoria in Matenano. Sotto i farfensi il centro conobbe un notevole sviluppo, con la costruzione di un fortilizio e di una scuola per i chierici.
Servigliano
Servigliano nasce intorno all’anno mille fondato dai Radonidi discendenti del Conte Mainardo.
Il paese, attualmente Paese Vecchio, sorse in collina con il nome di Castel San Marco e rappresentò uno dei castelli maggiori del territorio fermano. Ebbe una posizione strategica per la città di Fermo, confinando con il potente Presidato Farfense di Santa Vittoria in Matenano, il quale ricadeva sotto l’influenza imperiale. A causa di dissesti idrogeologici il vecchio paese fu abbandonato nel settecento. Il nuovo borgo fu fondato dal Papa Clemente XIV (suo chirografo del 1771) con il nome di Castel Clementino, su progetto di Virginio Bracci, e terminato dal papa Pio VI.
Grottazolina
Il nuovo nome di Grotta Azzolina, ha origini nel Basso Medioevo: fu Azzo VII, detto Azzolino, a ribattezzare così il paese dopo aver preso possesso della Marca Fermana nel XIII secolo. Dal XIV secolo Grottazzolina fu sotto il dominio della città di Fermo, retta da un governo libero sotto lo Stato della Santa Sede. Il castello di Grottazzolina subì ripetuti saccheggi e occupazioni nel corso degli anni e solo dopo il 1465 fu riportato l’ordine da parte del Senato Fermano. Grottazzolina fu fortificata dal Signore di Fermo Oliverotto Euffreducci, il quale vi istituì una fonderia di cannoni: di qui si narra derive la grande passione grottese per gli spari, i tonanti, e poi per i fuochi artificiali, tipici della storica festa patronale.
Grottazzolina, Santa Maria a Pie’ di Costa
La piccola edicola del XV secolo, ancora integra nella sua struttura originale, è inglobata all’interno della chiesa della Madonna delle Grazie ed è completamente affrescata sia nella volta, dove sono rappresentati i quattro Evangelisti con la Madonna in trono e Gesù Bambino, che nelle pareti laterali dove sono raffigurati il Martirio di S. Sebastiano e un S.Vincenzo Ferrer. La chiesa fu edificata nel 1671 a spese dei fedeli e dotata di un corpo di terreno situato vicino alla SS. Vergine.
Sant’Elpidio a Mare, Abbazia di Santa Croce al Chienti
Siamo nel IX secolo e un piccolo cenobio di benedettini viene trasformato in monastero per volontà del vescovo di Fermo Teodicio che ottiene la concessione del terreno per l’erezione del convento dall’imperatore Carlo III detto il Grosso, ultimo discendente diretto dei carolingi.
Gli imperatori seguenti riconfermano i privilegi e un numero sempre maggiore di beni ai benedettini che annoverano la protezione imperiale iniziata con Ottone I, confermata da Ottone II, Ottone III, e dalla dinastia Sveva.
L’imperatore Federico II conferma la sua protezione a Santa Croce con due diplomi, il primo del 1219 e il secondo del 1242 con i quali stabilisce l’indipendenza del monastero dal papa e la piena tutela di tutte le proprietà dei benedettini.
Porto Sant’Elpidio, villa Baruchello
Villa Baruchello o Villa Fonteserpe è stata costruita nella seconda metà del 1700; interessantissimo, per le numerose specie vegetali e per la loro importanza il Parco della Villa che, come tutti i parchi del periodo, è diviso in due parti: il Giardino ed il Bosco. Ad essa si accede attraverso un lungo viale di monumentali Lecci (Quercus ilex), alcuni dei quali però in cattive condizioni, per poi entrare nel Giardino vero e proprio. Non è possibile qui descrivere in modo dettagliato le varie specie vegetali in esso presenti e per questo si rimanda il lettore ad altre opere che, nel corso degli anni, hanno trattato della vegetazione della Villa.
Molto interessante è la presenza nella Villa di diverse sorgenti d’acqua, acqua che è stata storicamente sfruttata nei secoli dalla popolazione e che sicuramente collega la zona dove è situata attualmente la Villa alla zona archeologica di Sprofondati Marina posta solo alcune centinaia di metri a Sud-Ovest.
Monti Sibillini, Cresta del Monte Sibilla
La Grotta della Sibilla o grotta delle fate si trova a 2150 m slm sul monte Sibilla. Il suo accesso è pochi metri più in basso dalla vetta. Oggi della mitica grotta rimane un cratere colmo di massi e detriti. La sua volta infatti è crollata.
Riportiamo le parole di Cesare Lippi Boncambi che nel suo libro I monti sibillini ha così ben descritto la grotta come si presentava nell agosto del 1946:
Ben poche sono le grotte, e tali da non presentare alcun interesse speleologico.
Sono riuscito ad esplorare una sola grotta, appena degna di tal nome, famosa per le leggende cui ha dato origine e per la vastissima letteratura storica, romantica e poetica che ha fiorito intorno ad essa in Italia ed all’ estero dal Medioevo ai giorni nostri: la celebre “Sibilla” o “Grotta delle Fate” presso la cima del monte omonimo, a quota 2150
Cerreto di Montegiorgio, Santa Maria delle Grazie
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, è stata edificata in epoche diverse. La zona absidale è la più antica e risale ai secoli XIV-XV.
L’edificio è al suo interno completamente adornato di affreschi del “Maestro di Cerreto” (secoli XIV-XV), dove si avverte una forte influenza di Piero della Francesca, questo si evidenzia in particolarmente nello Sposalizio della Vergine.
Amandola, Abbazia di San Ruffino e Vitale
L’Abbazia benedettina dei Santi Ruffino e Vitale, di stile romanico, risale alla seconda metà del XI secolo, grazie all’interesse dei Signori feudali di Smerillo, di Monte Pasillo e del Vescovo di Fermo. Successivamente venne innalzata la massiccia torre (XIII sec.), poi trasformata in campanile. La struttura interna, in pietra arenaria, è a tre navate, con copertura a capriate, mentre le navate laterali in origine erano dotate di volte a crociera. Il presbiterio sopraelevato indica la presenza di una sottostante cripta romanica, a cinque navate con volte a crociera che conserva, dietro l’altare, le reliquie di San Ruffino martire. Gli affreschi di stile tardo medioevale rappresentano: la Vergine in trono con il Bambino; la Madonna col Bambino che porge a San Ruffino martire un ramoscello, simbolo del martirio da una parte e il martire San Vitale dall’altra.
Monte Vidon Corrado, Casa museo Osvaldo Licini
In questa casa che si trova nel centro del paese, adiacente al palazzo comunale, Licini aveva le sue radici perché qui vi era nato e cresciuto.
Nell’edificio del palazzo comunale, si trova il Centro Studi dedicato all’artista nato nel 1986 su iniziativa del Comune e della Regione Marche per promuovere ricerche, convegni, mostre ed iniziative culturali, per far conoscere e valorizzare l’opera di Osvaldo Licini. Il Centro Studi gestisce i beni di Licini, primo fra tutti la casa, su incarico del Comune di Monte Vidon Corrado che ne è l’ente proprietario.
La casa è una dimora padronale di origine settecentesca strutturata su tre livelli. La cantina, che oggi ospita mostre temporanee, ha una copertura a volte in laterizio. Qui Licini preparava i colori per le sue opere e qui si dice tenesse le riunioni politiche.
Teatro dell'aquila
Palazzo dei Priori
Lapedona
chiesa di San Quirico
chiesa di Madonna Manù
Chiesa di San Filippo (Auditorium San Filippo)
Cisterne Romane
Pinacoteca
Sala del Mappamondo
Palazzo Sassatelli
Palazzo Paccarone
Torre di Palme
Moresco
Torre eptagonale
Santa Maria dell’olmo
Castello
Chiesa di San Marco
Chiesa di Santa Maria in Muris
Museo archeologico
Festa del sole
Fessa di Smerillo
Smerillo
Montefalcone Appennino
Servigliano
Grottazzolina
Santa Maria a pié di Costa
Madonna delle cataste
Abbazia di Santa Croce al Chienti
Villa Baruchello
Monti Sibillini, Cresta del Monte Sibilla
Casa Museo, Osvaldo Licini
Abbazia di San Ruffino e Vitale
Santa Maria delle Grazie
Segnalazioni
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